Luglio 27, 2024

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L’Infinito di Margherita Hack

E quando miro in cielo arder le stelle,
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?

Canto notturno di un pastore errante dell’Asia – XXIII – Canti di Giacomo Leopardi

“Forse fu quando quell’esser intermedio fra la scimmia e l’uomo assunse l’andatura eretta, circa cinque o sei milioni di anni fa, che alzò gli occhi al cielo e si accorse delle stelle. (…) La cupola che avvolgeva il suo mondo era costellata di innumerevoli puntini luminosi, la cui funzione non era comprensibile. È da quell’epoca remota che in embrione comincia l’avventura umana di capire l’universo che vi accoglie. (…) Probabilmente la scienza non riuscirà mai a far luce piena su quello smarrimento, che appartiene al territorio irriducibile del mistero dell’esistenza. Nè vuole provarci questo libro, che ha invece uno scopo più concreto: raccontare brevemente come si è evoluta la nostra capacità di leggere il cielo, scoprendo, all’aumentare e raffinarsi delle conoscenze, quali nuove domande sono emerse e quali vecchie risposte sono entrate in crisi, ampliando sempre di più le frontiere dell’infinito.”  – Il mio infinito, Margherita Hack

“Senza le stelle non si sarebbero potuti formare tutti gli elementi necessari alla vita”. Una verità scientifica talmente poetica e meravigliosa che fa amare la fisica persino ad una come me che di particelle, atomi e reazioni nucleari non ci ha mai capito molto. La vita, la Terra e quindi anche l’uomo. Sì, noi siamo figli delle stelle e questa non è una canzone o una poesia, è pura scienza.

“Molti si sgomentano davanti alle enormi distanze nel tempo e nello spazio di questo forse infinito universo, molti pensano che la nostra specie sia minuscola e insignificante di fronte all’universo. Eppure, quando mi capita di osservare quel bello spettacolo della natura che è un cielo stellato, mi meraviglio pensando come semplicemente analizzando la luce di quei deboli puntini luminosi che sono le stelle, semplicemente osservando i moti di quei puntini sulla volta celeste, da questo granello di sabbia che è la nostra Terra di fronte all’universo, nel giro di poche migliaia di anni, la nostra mente sia stata capace di comprendere, secolo dopo secolo, l’immensità dell’universo e i meccanismi che lo governano, e di come in questi ultimi due secoli, le leggi della fisica sperimentate nei laboratori sulla Terra, ci hanno rivelato non solo l’intima natura delle stelle, i misteri della loro formazione e fine, ma ci hanno anche permesso di ricostruire l’evoluzione dell’universo come un tutto a partire da quasi 14 miliardi di anni fa ad oggi. Ma di certo, l’enigma più grande e straordinario, ancora più che l’universo, è la nostra mente, di cui ancora sappiamo tanto poco, molto meno di quello che essa ha capito dell’universo.”